Evento (Altro) inserito in archivio il giorno 28/04/2021
Quante volte negli ultimi mesi abbiamo letto o ascoltato queste parole nel dibattito pubblico sul futuro della nostra città? Sembra quasi un mantra pronunciato senza troppa convinzione da chiunque, nei contesti più diversi e spesso solo per riempire i puntini sospensivi di programmi, strategie e visioni ancora tutti da immaginare.
Eppure non dovrebbe essere così. Auspicare che la cultura sia posta al centro della ripartenza è cosa seria e giusta ma per far sì che questo auspicio non resti solo una bella esortazione retorica è necessario dargli sostanza, aprire una discussione pubblica sulle politiche per le arti ed elaborare proposte concrete.
Per farlo occorre partire da un dato di fatto: se è vero che la pandemia ha messo a nudo le contraddizioni, le fragilità, le difficoltà del nostro sistema paese, nel comparto della cultura e dello spettacolo tali contraddizioni sono emerse con particolare evidenza e drammaticità e le risposte arrivate dal Governo fino a questo momento sono state complessivamente deboli su tutto il territorio nazionale e particolarmente inefficaci in una città povera e precaria come la nostra. Molte realtà hanno chiuso i battenti, tante altre rischiano lo stesso destino. Per immaginare politiche culturali all'altezza di questa fase storica è necessario essere consapevoli che bisogna occuparsi di tutti, ma in particolar modo di chi è rimasto indietro, di chi non ha più ossigeno.
Bisogna favorire la sperimentazione di nuovi modelli cultuali, ibridi. Inaugurare contesti inediti di applicazione delle arti. Favorire la nascita di nuovi linguaggi.
Evitare l'approssimazione e dotarsi di una Metodologia precisa, a partire dalla mappatura del comparto, per dare voce ad operatori e imprese: vere Antenne sui territori, che costituiscono un sistema complesso e articolato che si snoda di quartiere in quartiere, di strada in strada e che con modi e forme differenti, alimenta il panorama straordinario della produzione culturale napoletana. Se non si interroga chi compone questo mondo le risposte, anche le più lungimiranti ed ambiziose, saranno sempre insufficienti ed inadeguate. Definire gli obiettivi primari:
- puntare a moltiplicare i presidi culturali, renderli diffusi, permanenti e stabili, attraverso l'assegnazione a titolo gratuito di spazi recuperati all'incuria e all'abbandono.
Favorire partenariati tra associazioni e pubblica amministrazione per la gestione degli spazi e la progettazione culturale. Legare l'assegnazione ad un progetto pluriennale che coinvolga il territorio e le comunità che lo abitano.
- dotarsi di una consulta permanente delle arti, i cui membri possano ruotare con un sistema a staffetta, di modo da raccogliere le voci di tutte le componenti culturali della città.
- La cultura è materia di pertinenza di diversi ambiti, per questo è necessario promuovere una interlocuzione tra più soggetti istituzionali, che permetta un pieno sviluppo delle risorse culturali della città.
- Promuovere la collaborazione trasversale tra artisti, operatori culturali, scuole, università, luoghi di cura e di sofferenza.
Essere consapevoli che il lavoro culturale è lavoro e come tale va considerato, tutelato e rispettato. Per questo servono risorse adeguate e serve che la cultura sia considerata nel suo complesso uno degli assi strategici dello sviluppo e della crescita futura della città.
- Sarebbe auspicabile dotarsi di un codice etico che scongiuri il rischio di considerare il lavoro culturale come accessorio, al fine di impedire ogni tentativo di utilizzo delle arti come bacino di consenso ed ogni richiesta di lavoro non pagato.
- Pensare agli attori culturali come risorsa imprescindibile da integrare in diversi settori e campi d'azione, promuovendo una progettazione integrata, valorizzando la progettazione territoriale, moltiplicando i campi di intervento, richiamandosi alle esperienze già sviluppate in autonomia, durature e riconosciute dalle comunità di riferimento, acclarate a livello nazionale e internazionale.
Essere altrettanto consapevoli che l'attuale situazione economico-finanziaria del Comune di Napoli, soprattutto dopo l'interruzione dei flussi turistici che finanziavano, attraverso la tassa di soggiorno, la programmazione culturale, fa sì che non ci siano risorse sufficienti per far fronte a questi bisogni e per questa ragione la possibilità di spesa dell'ente destinata alla cultura deve diventare una priorità del dibattito pubblico cittadino e anche dell'attività istituzionale di chi in queste settimane sta lavorando in Parlamento per modifiche legislative che servirebbero a migliorare la situazione finanziaria della nostra città, delle altre grandi aree metropolitane e degli altri enti in pre-dissesto.
- Dedicare tempo all'ascolto delle necessità e delle possibilità degli attori culturali della città. Porre le condizioni per creare e sviluppare impresa culturale, individuando supporti alternativi da mettere in campo, laddove mancano sostanze finanziarie.
Garantire servizi di base e condivisi a sostegno degli eventi culturali.
Favorire il mutualismo attraverso azioni virtuose di condivisione dei servizi e degli strumenti.
- Assumere come prioritario il tema dell'internazionalizzazione dei progetti culturali come volano di sviluppo locale. Valorizzare con azioni di supporto le realtà culturali già posizionate a livello internazionale, favorendone la mobilità e la promozione, garantendo la rappresentanza degli artisti locali nei circuiti internazionali.
Valorizzare gli eventi locali che accolgono artisti internazionali, favorendo così la circuitazione e l'ibridazione della culture, affinchè Napoli sia città della sperimentazione culturale, crocevia di saperi.
Gli artisti, e più in generale gli operatori culturali, che hanno sviluppato in autonomia relazioni internazionali, sono una diretta risorsa per la città: il lavoro di un artista all'estero è sempre seguito da quello della città in cui vive e opera, di cui si fa ambasciatore.
- La formazione artistica e culturale deve essere promossa come fattore di sviluppo della cittadinanza attiva.
- Dotarsi di adeguati strumenti digitali che possano sviluppare la promozione dei progetti e degli eventi del territorio, favorendo la diffusione a livello internazionale.
- Avviare un dialogo e un confronto tra città e Parlamento sul tema degli investimenti, per adeguarsi agli standard europei e sostenere l'appello dei lavoratori e delle lavoratrici per un tavolo interministeriale che non si limiti al ministero della cultura. L'obiettivo deve essere quello di agire su un doppio fronte: quello delle tutele verso il mondo del lavoratori da un lato e quello della creazione di nuovo lavoro moltiplicando le opportunità.
La Cultura non può vivere in una perenne condizione asfittica e in condizioni di precariato economico. Il sistema culturale ha bisogno di crescita e di sviluppo e il sistema Paese deve intervenire per un riallineamento degli interventi economici a quelli che sono gli standard europei, oltre a riconsiderare le attuali procedure normative in una visione che sappia valorizzare i processi creativi.
Cosa fare?
E' necessario quindi costituire uno spazio di discussione che possa lavorare alla scrittura collettiva di un Manifesto per le politiche culturali della città futura. Uno spazio aperto, di dibattito vero e di lavoro comune, attraverso il quale lo scambio di esperienze possa diventare pre-condizione per la scrittura di una piattaforma partecipata.
La proposta è un'assemblea pubblica in piazza, un primo momento di scambio e discussione guardandoci negli occhi e rispettando il distanziamento fisico e tutte le prescrizioni anti-contagio.
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