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Evento (Spettacoli) inserito in archivio il giorno 04/07/2021

Venerdì 2 luglio è uscito "UTOPIAN ASHES", il concept album di BOBBY GILLESPIE, frontman dei Primal Scream, e JEHNNY BETH, cantautrice e voce delle Savages

 

immagine in primo piano


Il frontman dei Primal Scream e la voce delle Savages
BOBBY GILLESPIE e JEHNNY BETH
per la prima volta insieme in un profondo concept album sul disincanto

È USCITO VENERDÌ 2 LUGLIO IN DIGITALE, CD E VINILE
"UTOPIAN ASHES"

https://smi.lnk.to/UtopianAshes


Venerdì 2 luglio è uscito in digitale, CD e vinile "UTOPIAN ASHES" (https://smi.lnk.to/UtopianAshes) il primo album di BOBBY GILLESPIE, frontman dei Primal Scream, insieme a JEHNNY BETH, cantautrice e voce delle Savages, un concept album sul caos emotivo che accompagna un matrimonio in rovina.

"Utopian Ashes" sta già ricevendo ottimi riscontri dalla critica, che ha apprezzato queste 10 tracce sorprendentemente lontane dagli stili di Primal Scream e Savages, in cui si uniscono due talenti iconici in un connubio unico e inedito.

I singoli che hanno anticipato l'uscita dell'album, "Chase It Down" e "Remember We Were Lovers", ne hanno fornito un assaggio, ma questo è un album che va ascoltato tutto d'un fiato, solo così permette al dolore e all'autenticità che la coppia artistica vi ha impresso di acquisire ulteriore sostanza. È un album per coloro che hanno affrontato l'inevitabile tristezza che arriva con l'età e hanno riconosciuto la realtà della vita. Non addolcisce la pillola, ma raggiunge quello che dovrebbe essere l'obiettivo di ogni buona arte: farci sentire meno soli.

"Utopian Ashes" attinge alla tradizione dei classici country soul, come "Grievous Angel" di Gram Parsons e Emmylou Harris e "We Go Together" di George Jones e Tammy Wynette, per affrontare la pesante realtà di un amore che si spegne. E sebbene il valzer alla Scott Walker di "English Town" mostri che il mondo al di fuori è desolante quanto la relazione stessa, c'è una sorta di redenzione nella storia che racconta questo album, in particolare con l'elegante "You Can Trust Me Now", in cui il protagonista maschile promette di abbandonare i propri vizi e relegarli al solo passato.

«Nello stesso modo in cui si creano dei personaggi per un romanzo, noi abbiamo creato dei personaggi per questo album - afferma Jehnny Beth - Ci metti te stesso, per riuscire a capire la condizione umana. Quando canti devi essere autentico. Questo è tutto ciò che conta».


«Quando scrivi una canzone, unisci la tua esperienza con la fantasia e crei arte. - aggiunge Bobby Gillespie - Pensavo a due persone che vivono sole, insieme ma separate, che esistono e soffrono di un malessere psichico, che continuano a tirare avanti per responsabilità e impegni. Riguarda la caducità di tutto, un fatto che tutti devono affrontare a un certo punto della loro vita».

Bobby Gillespie e Jehnny Beth sono stati affiancati nelle registrazioni da Andrew Innes (chitarra), Martin Duffy (piano) e Darrin Mooney (batteria) dei Primal Scream, nonché dal collaboratore abituale di Jehnny, Johnny Hostile (basso).

"Utopian Ashes" tracklist:
1. Chase It Down
2. English Town
3. Remember We Were Lovers
4. You Heart Will Always Be Broken
5. Stones of Silence
6. You Don't Know What Love Is
7. Self-Crowned King of Nothingness
8. You Can Trust Me Now
9. Living A Lie
10. Sunk In Reverie



Scheda disco


"Utopian Ashes" è un concept album, parla di consapevolezza di ciò che è la realtà, di esperienza per citare William Blake e il suo "Songs of Experience".
La raccolta di duetti di Bobby Gillespie e Jehnny Beth non parla di divorzio, ma racconta la storia di una coppia sposata che affronta il venir meno dell'amore, l'impossibilità di una vera comunicazione e altri risvolti inevitabili quando si vive una vita piena. Non è un album dei Primal Scream, anche se vede la collaborazione di Andrew Innes dei Primal Scream alla chitarra, Martin Duffy al piano e Darrin Mooney alla batteria, con Johnny Hostile, il partner musicale di Jehnny Beth, al basso. Attinge alla tradizione di dischi come "Grievous Angel" di Gram Parsons e Emmylou Harris, "We Go Together" di George Jones e Tammy Wynette e altri classici country soul per affrontare, in modo schietto, la pesante realtà dell'amore, della perdita, della disconnessione e, in ultima analisi, la redenzione. Come dice Gillespie: «La disarticolarità emotiva è il punto cruciale».

"You never want to hold me or kiss me anymore" canta Gillespie in Remember "We Were Lovers", una ballata per pianoforte disperatamente triste sulla fiamma dell'amore che si spegne. "You stay out late, never come home for days", sussurra Beth in "Living A Lie", in cui l'arpa sottolinea i toni di una storia intrisa di sfiducia e cattiva comunicazione. "I put myself in some dangerous situations, suffered black dog years of degradation", dice Gillespie in "Self Crowned King Of Nothingness", un'introduzione all'elegante e orchestrato "You Can Trust Me Now". Questo è un album profondo ben arrangiato e senza artifici, che tratta temi per adulti.

«You Can Trust Me Now è il cuore dell'album per me - dice Beth - È un esempio di come una canzone possa portare alla luce una parte di te che non avresti mai accettato. Queste sono canzoni catartiche, in un certo senso. Parlano di cuori spezzati ma sono come il lungo abbraccio di un vecchio amico».

Bobby Gillespie e Jehnny Beth si sono incontrati per la prima volta nel 2015, quando entrambi erano ospiti al concerto "Suicide: A Punk Mass" al Barbican di Londra. «I Suicide mi avevano chiesto di cantare "Dream Baby Dream" con Bobby - mezz'ora prima di salire sul palco - ricorda Beth, all'epoca cantante dei Savages - Il concerto è stato il caos. Il pubblico era in piedi sulle sedie e gridava... non si capiva nemmeno se c'era davvero qualcuno che suonava. Alan Vega cantava a malapena e ad un certo punto sul palco è salito un bambino che si è poi rivelato essere il figlio di Alan Vega. Siamo andati avanti in mezzo a tutta quella follia e a un certo punto Bobby era sul pavimento, facendo mosse da rockstar. È stata la mia lezione di rock'n'roll».

Poi, nel settembre 2016, Beth si è unita ai Primal Scream per un duetto del classico di Nancy Sinatra e Lee Hazlewood "Some Velvet Morning" durante il concerto all'aperto dei Massive Attack al Bristol Downs. Ci fu una connessione indimenticabile, l'anno successivo i Primal Scream si sono diretti a Parigi per una sessione di cinque giorni con Beth e il suo partner musicale Johnny Hostile.

«Jehnny aveva un libro di canzoni, che ho usato come punto di partenza per le melodie, quello che abbiamo creato inizialmente era principalmente elettronico - dice Gillespie - Ma quando siamo tornati qui non sentivo la verve elettronica, quindi ho preso la mia chitarra acustica, ho aggiunto gli accordi alle melodie e testi su due persone che avevano molto da perdere, principalmente perché ci sono bambini coinvolti. L'album all'inizio era molto elettronico. Mentre Innes e io ci lavoravamo durante quell'estate del 2017, è diventato un disco rock».

«Quando lavori con qualcuno, vuoi capire il suo stato d'animo. Mi sono resa conto che gran parte dell'album parlava di Bobby che risolveva il suo passato, chi era allora, chi è adesso - dice Beth - C'è molto sul senso di colpa, sul cercare di essere una persona migliore. Mi ha mostrato che devi sempre andare avanti, come un treno che non si ferma mai».

Questo ha portato a canzoni come "Chase It Down", che inizia in modo incisivo, come se Neil Young cantasse di un matrimonio in crisi, con la devastante frase, 'I don't even love you anymore'. «Quando la band ci ha messo le mani, siamo finiti con una canzone soul del sud con un ritornello goth - racconta Gillespie - Penso che ci sia un dualismo: avere un senso di meraviglia di fronte all'universo, ma anche di tristezza. Mi piace l'idea di un ragazzo più grande, cinico ma romantico, che canta con una donna più giovane che è ha ancora un po' di speranza».

Ogni artista attinge alla propria esperienza per rendere una canzone reale e emozionante. Questo non è, tuttavia, un album autobiografico, anche perché Gillespie è un padre di due figli felicemente sposato. «La mia vita è bella, ma quando scrivi una canzone unisci la tua esperienza personale con la fantasia e crei arte. Sono un cantautore; Osservo le cose. Pensavo a due persone che vivono sole, insieme ma separate, che esistono e soffrono di un malessere psichico, che continuano a tirare avanti per responsabilità e impegni. Riguarda la caducità, un fatto che tutti devono affrontare a un certo punto della loro vita».

Nel brano "You Don't Know What Love Is" compare la frase: "Sometimes I feel that love is a disease, like addiction, that first ecstatic taste that we chase to oblivion".
«Per me una grossa attrattiva delle droghe era il diventare completamente insensibile alle emozioni, ma il problema è che è come continuare a scalare delle montagne per poi accorgersi che in cima non c'è nulla - dice Gillespie - Sei distaccato, quando in realtà stiamo tutti solo cercando di colmare quel profondo bisogno umano di connessione. "You Don't Know What Love Is" non è veramente un brano sulla dipendenza. Riguarda invece il fatto che non si può mai conoscere fino in fondo qualcuno, ma tutti continuiamo a provare a farlo».

«Mi sono rivista in Bobby - dice Beth - Né Johnny Hostile né io beviamo o facciamo uso di droghe, ma siamo anticonformisti. E ciò significa che possiamo capire la sua posizione in un modo totalmente privo di giudizio».

Tutto questo non si è tradotto in un'esperienza difficile in studio. «Volevo godermi tutto, passare dei bei momenti con i miei amici» commenta Beth in merito alla registrazione in studio. «Bobby cantava i miei testi e io centavo i suoi, e qualcuno alla fine diceva qualche battuta. Per questo penso che nell'album ci sia anche della leggerezza, nonostante gli argomenti di cui stiamo cantando».

In "You Can Trust Me Now", il protagonista maschile dichiara che i suoi vizi sono stati confinati nel passato. «Potrebbe essere il gioco d'azzardo, la violenza, qualcosa di sessuale...ho lasciato volutamente l'interpretazione aperta - commenta Gillespie - Parla di qualcuno con un problema anti-sociale che è pieno di rimorsi e che sta cercando di essere riammesso all'interno della razza umana. Sto solo cercando di essere un artista, e creare delle canzoni che abbiano una rilevanza per le persone che hanno attraversato qualcosa di simile».

In definitiva, "Utopian Ashes" è un album sulle difficoltà; «La difficoltà di cercare di far funzionare qualcosa di bellissimo in un mondo ostile pieno di violenza e caos» spiega Gillespie. "English Town", un valzer che rimanda quasi al sound di Scott Walker, dipinge la squallida immagine di pub distrutti e di volti distorti dal fumo di troppe sigarette. "Sunk In Reverie" cattura l'ennui e il vuoto dietro il fascino discreto della classe media. Questi sono aspetti della vita a cui tutti possono ricollegarsi.

«Nessuno, almeno nella musica realizzata dai bianchi, scrive una canzone come "(If Loving You Is Wrong) I Don't Want To Be Right" - dice Gillespie - Al giorno d'oggi sembra che solo gli artisti americani di colore possono dire quello che provano con un linguaggio diretto, ma negli anni '60 e '70 gli artisti country scrivevano anche di divorzio, di aborto, di tradimento... di tutto quanto. Volevo fare qualcosa di simile. Volevo rimettere il dolore all'interno della musica».

Sembra quasi di tornare a casa. I Primal Scream si sono sempre spinti oltre, verso il nuovo, a partire dall'innovativo e caleidoscopico capolavoro "Screamadelica" del 1991 fino all'elettronica dissonanza e claustrofobia di "XTRMNTR" del 2000, ma i membri della band condividono da sempre un amore per il soul, il country, il blues e il rock 'n' roll ed è da tutto questo che hanno attinto per questo album.

«Volevo che gli strumenti fossero suonati dagli stessi musicisti in ogni canzone, e volevo catturare una certa atmosfera e sensazione» commenta Gillespie in merito all'album, che è stato registrato dal vivo nell'arco di cinque giorni, con ulteriori cinque giorni per sovraincidere gli archi e l'arpa. «È un disco triste, ma mi piace questo tipo di musica. Questi ragazzi la fanno in maniera splendida, e tolti i Rolling Stones, nessun'altra band riesce a suonare con questo tipo di sensazione. Il piano di Duffy nell'album è incredibile. E Innes suona la chitarra meglio di come abbia mai fatto. I Primal Scream hanno avuto un lato più cupo e da ballad fin dall'inizio. Per ogni "Moving On Up" c'è sempre stata anche una "Damaged". Mi spiace auto-citarmi, ma la colpa, il dolore, il rimorso... ci sono sempre stati».

"Utopian Ashes" è un album per tutti coloro che hanno dovuto affrontare l'inevitabile tristezza che arriva con l'età e la consapevolezza delle realtà della vita. Non c'è il vivere in una fantasia, non indora la pillola, ma riesce a raggiungere l'obiettivo che dovrebbe essere di ogni bella opera d'arte: farci sentire meno soli.

«Nello stesso modo in cui si creano dei personaggi per un libro, ho creato dei personaggi qui», dice Beth. «Ma ti inserisci anche tu all'interno, perché cerchi di capire la situazione umana. Cantare dev'essere autentico. È l'unica cosa che importa».

«Abbiamo tutti del dolore, delle colpe e dei rimorsi», conclude Gillespie. «Per questo amo questo'album. Non stiamo cercando di fare una canzone pop. Non stiamo facendo un album da festa. Queste sono vere canzoni su persone reali. Che forse sono sposate da un po'. Forse hanno dei bambini. È difficile, giusto? Ma vale la pena aggrapparsi a quell'idea. È quasi qualcosa di eroico continuare a provare a far funzionare le cose».

 

 

 

 

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Bobby Gillespie and Jehnny Beth - cover Utopian Ashes
Bobby Gillespie and Jehnny Beth - photo by Sam Christmas
Bobby Gillespie and Jehnny Beth - photo by Sam Christmas

 

 

 

 

 

 

 

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