TEATRO ARVALIA di Roma: Rassegna UBU REX II - IL TEATRO CHE DIVORA - dal 10 all'11 marzo DUX IN SCATOLA news inserita su spaghettitaliani da Associazione Spaghettitaliani
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Evento segnalato su musica e teatro da:
Associazione Spaghettitaliani



Evento (Spettacoli) inserito in archivio il giorno 06/03/2011

TEATRO ARVALIA di Roma: Rassegna UBU REX II - IL TEATRO CHE DIVORA - dal 10 all'11 marzo DUX IN SCATOLA

 

immagine in primo piano

Dal 10 al 20 marzo
RASSEGNA UBU REX II - IL TEATRO CHE DIVORA

Dal 10 all'11 marzo

DUX IN SCATOLA
Autobiografia d'oltretomba di Mussolini Benito

Una produzione amnesiA vivacE
in collaborazione con
Rialto SantAmbrogio

Finalista del Premio Scenario 2005

uno spettacolo di e con Daniele Timpano

Collaborazione artistica Valentina Cannizzaro, Gabriele Linari
Disegno luci Marco Fumarola

Regia Daniele Timpano

Teatro Arvalia - Via Quirino Majorana 139 - 00146 Roma
Tel. 0655382002 - Cell. 3334366182 - e-mail: arvalia.lofficinadelteatro@gmail.com
www.teatroarvalia.it

Orario Spettacoli: ore 21 - Domenica ore 17
Biglietti: Intero Euro 12 - Ridotto Euro 10 + tessera associativa Euro 2

Nella nostra bella Italia, tra le due guerre, fioriva in Italia uno statista meraviglioso: Benito Mussolini. Facciamo uno sforzo d'immaginazione collettiva: fate conto che sia io. Morto.

Un attore - solo in scena con l'unica compagnia di un baule che viene spacciato come contenente le spoglie mortali di "Mussolini Benito"- racconta in prima persona le rocambolesche vicende del corpo del duce, da Piazzale Loreto nel '45 alla sepoltura nel cimitero di San Cassiano di Predappio nel '57. Alle avventure post-mortem del cadavere eccellente si intrecciano brani di testi letterarii del Ventennio (Marinetti, Gadda, Malaparte...), luoghi comuni sul fascismo, materiali tra i più disparati provenienti da siti web neofascisti, nel tentativo di tracciare Il percorso di Mussolini nell'immaginario degli italiani, dagli anni del consenso agli anni della nostalgia. L'attore, costretto ad avvicinare la materia da una lontananza cronologica e ideologica immensa, gioca una identificazione posticcia con l'oggetto del suo racconto, parlando sempre in prima persona, come se il suo corpo contenesse la forza criminale del fascismo tra le sue quattro ossa. Una identificazione che è appunto posticcia, visto che in scena non c'è nessun tentativo di rappresentare un personaggio-Mussolini: il duce degli italiani è nel baule, o al limite nella tomba di Predappio. L'assimilazione forzata tra il soggetto (Daniele Timpano: "sinistramente" vivo) e l'oggetto (Mussolini Benito: "destramente" morto) del racconto riconferma la lontananza irriducibile tra due visioni del mondo inconciliabili.


Materia, spunti, riflessioni
Il 29 aprile 1945, i partigiani e il popolo di Milano si danno appuntamento in Piazzale Loreto per festeggiare la morte del duce. Impiccato per i piedi al traliccio di un distributore di benzina, le braccia molli e a penzoloni, il cadavere di Mussolini è il simbolo della vittoria della Resistenza e insieme l'agnello sacrificale che mette fine agli orrori della guerra civile. Lo spettacolo del linciaggio di massa d'un uomo già morto come ingombrante mito di fondazione dell'Italia repubblicana, tale perlomeno lo ha inteso Sergio Luzzatto nel controverso saggio Il corpo del duce (Einaudi, 1998), tra le principali fonti di ispirazione e
informazione del progetto. Oggetto di rimozione storica e insieme di morbosa attenzione per storici, giornalisti, rotocalchisti, revisionisti, neofascisti, etc, la morte di Mussolini ha riempito e riempie libri, libelli, pagine web a non finire. Il corpo del duce, in vita "oggetto del desiderio" e dell'ammirazione quasi collettiva di un popolo, in morte è divenuto per alcuni il simbolo d'un mondo di eterni valori che aspetta la resurrezione in terra, per altri un criminale da uccidere milioni di volte o da dimenticare, al centro (oggi più che mai un "centro-destra") un semplice brav'uomo da compiangere che "Avrà fatto qualche errore ma almeno ci ha provato e i treni arrivavano in orario...". L'Italiano medio, detto qui con molte semplificazioni, non volendosi vergognare d'esser stato fascista (e non essendo mai stato granché di sinistra), è corso dritto tra le braccia della Democrazia Cristiana. Non volendo vergognarsi d'essere stato democristiano, quello stesso italiano medio è dai primi anni '90 la base elettorale di Forza Italia. L'impressione, a dir poco non rassicurante, è che questi "italiani medi", non solo dal Ventennio ma a partire perlomeno dai Cavour e Garibaldi del diciannovesimo secolo e nonostante alfabetizzazione e benessere economico, da allora non siano cambiati affatto. Una materia indubitabilmente complessa, in più ideologicamente ambigua, rischiosa, solitamente distorta da interpretazioni di parte e da passioni (giustamente) non ancora spente. Consapevoli di rischi e limiti che una simile operazione comporta, non intendiamo certo andare alla ricerca di una immagine "oggettiva" e "moderata", dunque pericolosamente revisionista, del Mussolini "buonanima" (peraltro ci hanno già pensato in molti, a cominciare dal prototipo del revisionismo: Il buonuomo Mussolini di Indro Montanelli, che è del 1947), bensì indagare nelle frattaglie di una rimozione collettiva della memoria, che ci sembra più facilmente tradursi nella feticizzazione del ricordo del duce (i calendari di Mussolini, i gadget in vendita su Internet, quel che si legge sui forum dei siti neofascisti...), molto più raramente in una memoria critica, che condannando il fascismo storico di ieri, senza semplificazioni ideologiche di comodo, condanni necessariamente le sue evoluzioni dal dopoguerra ad oggi.

Tra le principali fonti di ispirazione e informazione dell'opera:
Sergio Luzzatto, Il corpo del duce (Einaudi, 1998)
Fabio Bonacina, La salma nascosta (Vaccari, 2004)
Luisa Passerini, Mussolini Immaginario (Laterza, 1991)
Domenico Leccisi, Con Mussolini prima e dopo Piazzale Loreto (Settimo Sigillo, 1997)

 

 

 

 

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