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Angel Olsen nasce il 22 gennaio 1987 in quell'antico baluardo sudista sulle rive del Mississippi, nel profondo Sud degli States. A tre anni viene adottata da una famiglia affidataria che si era presa cura di lei da poco dopo la sua nascita. Il rilevante scarto di età con i genitori le lascerà un segno profondo: "Poiché ci sono così tanti decenni di differenza tra noi, mi sono interessata a come era la loro infanzia - ha raccontato Angel - Ho fantasticato su come fosse essere giovani negli anni '30 e '50, più degli altri bambini della mia età".
Ai tempi del liceo, si appassiona ai concerti di gruppi punk e noise e comicia a scrivere la propria musica con pianoforte e chitarra. Due anni dopo essersi diplomata alla Tower Grove Christian High School, Olsen si trasferisce a Chicago e nella windy town cerca di farsi largo tra le nutrite schiere della scena indie. È però un incontro a far svoltare l'intera carriera della Olsen: quello con Will Oldham, ovvero sua maestà Bonnie "Prince" Billy, guru del cantautorato indie-folk americano, che intuisce subito le potenzialità di quell'affascinante e sfrontata fanciulla dalla frangetta scomposta alla Françoise Hardy.
Il suo nome comincia a circolare con insistenza, tanto che è la rinomata Jagjaguwar a pubblicare il suo secondo album: Burn Your Fire For No Witness (2014) che segna un'ulteriore tappa nel processo di affrancamento della Olsen dalle scarne ballate folk degli esordi.
Prodotto da John Congleton (Bill Callahan, St Vincent) e composto dalla cantautrice e chitarrista di St. Louis per la prima volta in versione full-band, l'album nasce da una sessione piuttosto vivida e istintiva: dieci giorni di fuoco nella chiesa sconsacrata di Echo Mountain ad Asheville, in North Carolina, insieme al batterista Josh Jaeger e al bassista Stewart Bronaugh.
Due anni dopo è la volta di My Woman (2016), terzo album a nome Angel Olsen, che si muove verso uno stile decisamente più classico, in un delicato equilibrio con la proposta idiosincratica dell'americana. Ambizioso anche l'obiettivo delle liriche che, uscendo definitivamente dall'asfittica dimensione autobiografica degli esordi, si aprono a un vero e proprio "commentario" sull'essere donna oggi, con un taglio personale e anticonvenzionalmente femminista, nel quale convivono dolore e speranza, furore e lucidità.
Nel 2017 a un anno di distanza esce Phases che segna un momento di riflessione, di quiete e di intimismo dopo l'anno frenetico dell'uscita di My Woman, unanimemente considerato come una delle uscite migliori dell'anno. Contiene una selezione di b-side, demo e brani inediti, e include alcune canzoni provenienti dal lontano passato della cantautrice, inclusa l'inedita Special, registrata nel corso delle session per il precedente My Woman.
Nella raccolta sono presenti, inoltre, il brano Fly On Your Wall composto per la compilation anti-Trump Our First 100 Days, e alcune versioni alternative dei brani contenuti in Burn Your Fire For No Witness (2014). Angel Olsen, da molti definita come la Regina dell'indie folk americano, è diventata uno dei nomi di punta della scena indipendente USA, un'artista con uno stile influenzato tanto dal folk rock, quanto dall'indie e dall'alternative rock degli anni '90.
Pubblicato lo scorso 4 ottobre sull'etichetta Jagjaguwar, "All Mirrors" è il quarto album della songwriter americana che, dopo quasi dieci anni di brillante carriera, non ha di certo bisogno di essere "consacrata" come una delle artiste più importanti in circolazione.
Il suo ultimo album è stato semplicemente considerato all'unanimità da pubblico e critica come uno dei dischi più belli del 2019, ricevendo recensioni positive dalle più importanti testate musicali e piazzandosi in cima alle classifiche di genere e non.
È un lavoro immenso, complesso, orchestrale, che insieme alla parola "sontuoso" sembrerebbe essere quella più gettonata nelle recensioni per (provare a) tracciare delle linee, dei contorni, a questo lavoro la cui bellezza non è mai del tutto afferrabile.
Ultima revisione: 12-02-2020
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