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Una spiccata, ma per l'epoca non certo esclusiva, cura dell'immagine (capelli "phonatissimi", abbigliamento multicolore...) e soprattutto tantissima "sostanza" (la voce melodica ed ispirata di Don Dokken, gli esplosivi "riffs" chitarristici di George Lynch...) hanno dato vita ad una delle "class hard 'n' heavy bands" (ma non solo in quest'ambito) più pregiate di sempre, se non alla più importante fra di esse.
I Dokken nascono nel corso della primissima parte degli anni '80, allorché Don Dokken, dopo vari ed infruttuosi tentativi di ottenere contratto negli Usa (intrapresi prima di tutto nei The Boyz accanto al batterista Mick Brown), si reca in quella che allora era la Germania Ovest ove incontra il produttore degli Scorpions, Dieter Dierks, che gli offre l'opportunità di partecipare ai cori per l'album "Blackout", degli Scorpions medesimi, e di registrare il proprio "demotape" quando la band tedesca non è in studio.
Il manager degli Accept, Gaby Hauke, una volta ascoltato quanto da Don realizzato, fa avere il nastro in questione alla Carrere Rec. ed è per tale etichetta discografica che Dokken firma il tanto sospirato "pezzo di carta". Il cantante richiama, quindi, dagli Usa il chitarrista George Lynch ed il batterista Mick Brown, che, con gli X-Citer, ha già più volte supportato i Dokken.
Al basso era originariamente programmata la presenza Juan Croucier ma, avendo quest'ultimo perso l'aereo per ben tre volte, le sue parti vengono suonate dal bassista degli Accept, Peter Baltes. Croucier, poi con i Ratt e dopo aver contribuito all'avvio della carriera della band, verrà successivamente sostituito da Jeff Pilson, ex-Cinema (la band del "guitar-guru" Mike Varney) ed ex-musicista per il musical "Rock Justice".
Uscito nel 1982, "Breaking The Chains" (lusinghiero il successo in Europa ma nient'affatto positivi i riscontri negli Stati Uniti), questo il titolo dell'album d'esordio dei Dokken, viene notato dalla Elektra che lo remixa e lo ripubblica negli U.S.A. ove rimane nelle classifiche della rivista "Billboard" (generalmente considerata la più autorevole in ambito musicale per quanto concerne classifiche di vendita e non solo) per svariati mesi.
Quattro invece, a testimonianza del successo subito raggiunto dai Nostri, sono i produttori (Michael Wagener, Geoff Workman, Tom Werman e Roy Thomas Baker) per "Tooth And Nail" del 1984 (anticipato da un tour tedesco) ed i progressi, nel suono ma anche a livello compositivo, sono netti. L'affermazione del gruppo, oltre un milione di copie di "T.&.N." vendute solo negli Stati Uniti, prosegue, però, di pari passo con non pochi problemi interni dovuti, anche e probabilmente soprattutto, alla difficile personalità di Don.
L'anno successivo (1985), e preceduto da un tour di supporto agli Scorpions, esce il capolavoro "Under Lock And Key" che fonde alla perfezione, o quasi, i due cardini essenziali dell'ispirato sound "dokkeniano": la potenza e la raffinata melodia. I nel frattempo, però, ulteriormente peggiorati dissapori interni al gruppo, fanno sì che i tre strumentsti, da un lato, ed il cantante, dall'altro, registrino separati "Back For The Attack" (1987-terzo album del gruppo, dopo "T.&.N." e "U.L.A.K.", a raggiungere lo status di disco di platino): altro caposaldo del class-metal, seguito, l'anno dopo (1988) dal live, splendido, "Beast From The East".
Fattisi però ormai insanabili i dissidi ad essa interni, in primo luogo fra George Lynch e Don Dokken, il gruppo si scioglie; con Don che fa uscire il suo "Up From The Ashes" (1990) e George a rispondere con i due primi album (1990 e 1992) dei suoi Lynch Mob. Nel 1992, la band si riunisce e, in pieno marasma cosiddetto "alternative" ed avendo essa ceduto alla moda del momento, si ripropone con gli scialbi "Dysfunctional" (1995) e "Shadowlife" (1997): a loro volta inframmezzati dal gradevole, in quanto "infarcito" anche di pezzi datati, live semi-acustico "One Live Night" (1996). Nuovamente lasciati i Dokken nel 1998, ed altrettanto nuovamente rivitalizzanti i suoi Lynch Mob, Lynch viene rimpiazzato dall'ex-Winger Reb Beach ed "Erase The Slate" (1999), pur non fantasmagorico e seguito dall'apprezzabile live "Live From The Sun" (2000), ci restituisce "i Dokken (quasi) di una volta".
A sua volta sostituito Beach con l'ex-Europe John Norum, i Nostri fanno uscire, nel 2002, il tanto valido quanto "stranamente un po' oscuro" "Long Way Home", mentre, subentrati nel 2003 (rispettivamente al posto di Norum e Pilson) l'ex-Warlock John Levin e l'ex-Malmsteen Barry Sparks, i Dokken, nel corso del 2004, tornano in forma accattivante con "Hell To Pay".
DISCOGRAFIA
1979 - Back In The Streets
1983 - Breaking The Chains
1984 - Tooth And Nail
1985 - Under Lock And Key
1987 - Back For The Attack
1988 - Beast From The East
1994 - Greatest Hits
1995 - Dysfunctional
1995 - One Live Light
1997 - Shadowlife
1999 - Erase The Slate
1999 - The Very Best Of Dokken
2000 - Live From The Sun
2002 - Long Way Home
2004 - Hell To Pay
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