Tutti sanno quanto Aldo Fabrizi amasse la buona tavola ed in particolar modo la cucina della sua città.
Il grande attore romano ci ha lasciato tante testimonianze di questa sua passione, come le due poesie riportate qui di seguito, di cui la seconda è una vera e propria ricetta in versi, entrambe dedicate alla pietanza che forse amava di più: la pastasciutta.
L'indolenza
Si se magnasse solo pastasciutta,
sarebbe veramente 'na bellezza:
la vita costerebbe 'na sciocchezza
l'umanità se sfamerebbe tutta.
La Pasta nun cià gnente che se butta,
nun provoca diarea nè stitichezza,
è come un fiore, 'na delicatezza
che fa scordà qualunque cosa brutta.
E si, presempio, in ore differenti
ognuno se magnasse 'na scodella,
sarebbe pure un freno all'incidenti.
Perchè si tutti doppo avè magnato
facessero la brava pennichella
er traffico sarebbe limitato.
La matriciana mia
Soffriggete in padella staggionata,
cipolla, ojo, zenzero infocato,
mezz'etto de guanciale affumicato
e mezzo de pancetta arotolata.
Ar punto che 'sta robba è rosolata,
schizzatela d'aceto profumato
e a fiamma viva, quanno è svaporato,
mettete la conserva concentrata.
Appresso er dado che jè dà sapore,
li pommidori freschi San Marzano,
co' un ciuffo de basilico pe' odore.
E ammalappena er sugo fa l'occhietti,
assieme a pecorino e parmigiano,
conditece de prescia li spaghetti.