In ricordo di te

Ti ho conosciuto quando ancora ero piccola,
nelle mie prime letture,
nei primi insegnamenti.
I tuoi occhioni grandi e le pupille nere,
le tue labbra carnose,
la tua pelle nera,
il tuo corpo scarno,
vuoto di cibo ma ricco di aria.
Le mosche, quelle che ti invadevano il dolce viso,
sull’umido naso, nelle orecchie
e sulle mani sudice di melma
e con un po’ di riso fra le dita.
Ti ho visto in braccio alla tua mamma
percorrere la via del ritorno al villaggio
alta e snella e il suo petto floscio senza latte per i piccini,
in testa una specie di turbante con sopra brocche di acqua
quella per dissetare.
Quanta pochezza e tristezza nella mia mente
mentre ti guardavo con occhi spaventati,
di chi non sa ancora che il mondo pur essendo rotondo
non è uguale ovunque.
Ti conobbi quando ero troppo fragile per capire tutto ciò,
ho atteso che gli anni trascorressero,
speranzosa di vederti ormai andata negli anni
con i capelli bianchi seduta su di una sdraio
a raccontare ai tuoi nipoti cosa è stata la vita per te.
Inutile illusione,
ancora oggi ti rivedo come allora,
niente è cambiato,
solo rabbia,
vederti fra le tante sigle a rubar un attimo di attenzione
a chi il cuor non mente
e una lacrima bagnar le gote
restando a pensar l’inutilità e la stupidità
dei popoli ricchi,
che si puliscono l’anima con gesti di miseria.
Come vorrei che i miei lunghi anni
non fossero rimasti solo storia,
ma la miseria arricchisce come arricchiscono le lacrime
e inorgogliscono gli animi
dei buoni e bravi uomini.

Angela Viola

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