La barchetta che riaffiora

In passato, il mio modo di vedere razionale, con i piedi ben piantati per terra, mi portava sempre a sorridere ascoltando fatti fantastici, fino a quando non mi è capitato quanto vi vado a raccontare.

Qualche anno fa, in una calda serata d’estate, mi trovavo seduto in riva al mare, insieme alla mia amata, nella splendida spiaggia di Mondello, illuminata soltanto dalla luce che irradiava un’affascinante luna piena, e che si rispecchiava su un mare appena increspato da una dolce e rinfrescante brezza marina.

Proprio guardando quel mare che si trovava davanti a noi, immersi in un’atmosfera quasi irreale, come se fossimo lontani dal mondo e dalla quotidianità, ci sembrò di vedere in lontananza una barchetta riaffiorare dal mare, di colore argenteo, luccicante alla luce della luna.

Stropicciammo gli occhi e ci guardammo intorno, ma non c’era nessun altro con cui confrontarsi, e continuammo a guardare increduli. La barchetta, sempre più chiara e sfavillante, sembrò riaffiorare per tre volte, e per tre volte scomparve in mare, fino a non riapparire più.

Scossi da quanto era successo e nello stesso tempo increduli, tornammo a casa, in silenzio, assorti in un unico pensiero che ci portava alla barchetta che era riaffiorata dal mare per tre volte.

Quella notte non riuscii a prendere sonno facilmente, ma appena addormentato mi misi a sognare.

Mi apparve così una dolce e bella fanciulla con capelli lunghi di color argento, vestita di un abito lungo, anch’esso di colore argento, che la copriva interamente, facendo apparire soltanto un pallido viso sorridente e nello stesso tempo rassicurante, e in basso dei piedi scalzi, che sembravano come bagnati.

Ti ho visto stasera sulla spiaggia con il tuo amore – iniziò a parlarmi la fanciulla – e sono venuto a trovarti per raccontarti la mia triste storia, il cui epilogo si ripete ogni plenilunio, e di cui siete stati testimoni, solo perché tu e la tua amata siete veramente innamorati.

Il mio nome è Tecla, ed ho vissuto a Partanna Mondello tantissimi anni fa. Mio padre faceva il pescatore, e mia madre in estate faceva la serva in una villa nobiliare che si trovava nell’entroterra fra Partanna e Palermo, dove appena diventata un po’ più grande cominciai a lavorare anche io, aiutando in cucina.

Proprio nella villa dove lavoravo, mentre festeggiavo i 18 anni insieme alle mie compagne di lavoro, conobbi Bruno, che era stato appena assunto dai padroni come cuoco.

Sin da subito Bruno iniziò a girarmi intorno, cercando di affascinarmi con parole dolci e doni di ogni tipo.
Inizialmente, rimasi colpita da queste attenzioni, ma ben presto mi stancai, anche perché Bruno aveva quasi 20 anni più di me e non mi piaceva affatto. Ne parlai a mia madre, che però mi invitò ad accettare la corte di Bruno, visto che era un buon partito, e con lui avrei potuto vivere da signora. Tuttavia, più tempo passava e più sentivo un senso di avversione verso Bruno.

Per non portarla più a lungo, i miei genitori mi costrinsero a sposare Bruno, e mi ritrovai a venti anni sposata con un uomo che non sopportavo e per cui avevo una repulsione irreversibile. Tutti mi dicevano che a lungo andare ci saremmo trovati, e sarebbe nato l’amore, invece più tempo passava più nasceva in me il senso di rifiuto nei suoi confronti, ed ogni volta che si avvicinava a me cominciavo a tremare e a sentire una nausea indescrivibile, e mi rifiutavo a lui. Tutto ciò, però, aumentò la mia durezza e mi diede la forza di non concedermi a quello che era ormai mio marito, che dal canto suo non cercò mai di usare violenza nei miei confronti, e sfogava le sue voglie con altre donne, nella speranza che con il tempo mi sarei ammorbidita e avrei accettato il suo amore.

Passò così un anno, ed ogni giorno mi convincevo sempre di più che non avrei mai conosciuto l’amore, fino a quando conobbi Aldo, nuovo stalliere della villa. Giovane e bello, mi colpì per la sua avvenenza, e inizialmente lo spiavo, senza farmi vedere, almeno così pensavo, mentre cavalcava o accudiva i cavalli.

Un giorno, mentre mi trovavo nel mio solito nascondiglio, nell’attesa di vederlo nelle sue solite mansioni, una voce dietro di me tuonò, forte ma dolce allo stesso temo: “Salve!”.

Era Aldo, che mi aveva scoperta. Mi girai e lo vidi davanti a me nella sua bellezza. Lui senza darmi il tempo di pensare mi tirò a se, mi abbracciò potentemente e mi baciò con ardore. Io mi abbandonai e conobbi, finalmente, cosa voleva dire amare.

Il mese che seguì, fu il periodo più bello della mia breve vita, ogni volta che lo incontravo il mio cuore andava a mille, ma nello stesso tempo mi sentivo libera e leggera. Più passava il tempo e più era la voglia di rincontrarlo. Nello stesso tempo studiavo i diversi modi con cui potevo nascondere la mia felicità a Bruno, e diventavo sempre più arida nei suoi confronti e mi allontanavo sempre più da lui.

Dopo un mese di questa vita clandestina piena di inganni e sotterfugi, sorse in noi la voglia di scappare, per vivere liberamente il nostro amore, e ci ponemmo il problema di dove andare per diminuire le probabilità di essere trovati. Alla fine, dopo tante ipotesi scartate, pensammo ad un ricovero provvisorio in pieno mare, nell’isola di Ustica che si trova al largo del golfo di Palermo, dove avremmo vissuto i primi mesi di latitanza, prima di scegliere una meta definitiva, appena gli echi della fuga si fossero assopiti, e dove avremmo potuto vivere liberamente il nostro amore. Di li a poco passammo ai fatti e programmammo nei minimi dettagli e in gran segreto la nostra fuga.

Il giorno fatidico da noi scelto sembrò procedere tutto alla perfezione, e ci trovammo mentre era ancora notte, insieme, in una barchetta che ci avrebbe traghettati lontano, accompagnati da un barcaiolo, che aveva il compito di portarci ad Ustica.

Sulla barca sentivo freddo, nonostante la stagione estiva, e mi abbracciai ad Aldo per essere scaldata dal suo corpo, ma la mia attenzione era sempre rivolta a quel barcaiolo incappucciato che guidava la barca, che, nonostante doveva essere il nostro “salvatore”, mi dava un senso di angoscia e mi faceva sentire sempre più freddo; e più freddo sentivo, più mi stringevo ad Aldo.

Arrivati a metà cammino, quando non si vedeva più la costa, il mare cominciò ad incresparsi e iniziammo a sentire bagnato nei piedi, e, da li a poco, ci accorgemmo che la barca aveva nel fondo un foro da dove entrava l’acqua del mare.

Che sta succedendo? – urlò Aldo alzandosi in piedi.

In quel momento il barcaiolo si tolse il cappuccio e scoprimmo, con grande terrore, che in realtà era Bruno, che si era sostituito al barcaiolo per sorprenderci nel nostro tentativo di fuga.

Pensavate di farla franca? – tuonò la voce di Bruno.

Vi ho scoperto ed ora pagherete per il vostro tradimento!

La morte placherà la mia ira e le acque del mare vi divideranno come tu Aldo mi hai diviso dalla mia sposa.

E la morte sarà per tutti e tre la giusta punizione per i nostri peccati.

Mentre urlava queste parole di fuoco, si dimenava furiosamente, facendo entrare sempre più acqua nella barca, che da li a breve si inabissò, risucchiandoci in quel mare profondo.

Io e Aldo ci stringemmo in un ultimo abbraccio d’amore, e per tre volte riuscimmo a riaffiorare dai flutti e approfittare degli ultimi aliti di vita per baciarci per le ultime volte, fino a che senza più forze fummo sommersi definitivamente e sprofondammo nelle profondità marine.

Da quel giorno, ogni notte di luna piena, per espiare le nostre colpe, riprendiamo vita tutti e tre, per rinnovare il momento della nostra fine.

Bruno raccoglie me e Aldo dal profondo del mare, ci pone nella barchetta e ci fa riaffiorare per tre volte, ed ogni volta io e Aldo riusciamo a stare uniti per un attimo, per poi sprofondare ancora una volta ed essere separati nuovamente. Tutto ciò invisibile ai più, visibile soltanto alle coppie che si amano veramente, come te e la tua amata, ed è per questo che stanotte avete assistito a questo macabro rito che si rinnova ormai da tantissimi anni.

Adesso ti lascio al tuo sonno e al tuo amore, e ti invito a conservarlo con tutte le tue forze, perché l’amore è la cosa più bella che esiste.

Addio…

Dopo queste parole scomparve e io mi risvegliai.

Mi ritrovai nel letto abbracciato alla mia cara, che stava svegliandosi anche lei. Mi guardò con un sorriso dolce e affettuoso, e mi disse:

Sai ho fatto un sogno incredibile. Ho sognato un giovane bello e affascinante, che mi ha raccontato una storia incredibile. Mi ha detto che si chiamava Aldo…

Luigi Farina

Rielaborazione di un racconto di Matilde Serao

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