Articolo inserito da Renato Aiello il giorno 12/04/2022 alle ore 12.28.56
Un viaggio tra le sfumature della Capitale italiana della Cultura 2022, non solo per apprezzarne beltà e annusandone talvolta i sapori, ma per raccontare storie di vita vissute a Procida. Il Tesoro di Alì, ultimo romanzo scritto da Ciro Lubrano Lavadera per Edizioni Fioranna, è un libro in cui tutto gira intorno ad un tassista capace di far realizzare i propri sogni attraverso la forza del ricordo di coloro che lo hanno amato e le cui vite continua a indirizzare. Questo perché "I sogni bisogna almeno cominciare a farli vivere. Poi, anche se non si trasformano subito in realtà , non svaniscono e noi possiamo continuare a sognare". Una storia sospesa tra passato e presente che porterà alla scoperta di un tesoro, proprio quello di Alì. E sullo sfondo l'isola di Procida, unica e incantata, approdo sicuro per la mente e il cuore di chi ne voglia cogliere l'essenza più profonda.
Un amore vero quello di Ciro Lubrano Lavadera per Procida, Capitale italiana della Cultura laddove è nato nel 1959 per viverci fino al 1992, quando si trasferisce per lavoro ad Ivrea, nominata per quest'anno Capitale del libro. Insomma, un bel connubio per raccontare con chiari cenni autobiografici l'amore profondo che lo stesso autore nutre per il suo scoglio natio. Il Tesoro di Alì è un sogno tra i ricordi della gioventù, vissuti in una Procida bella e armoniosa, con poche automobili, pensando invece a quella attuale che secondo l'autore non è stata capace di vincere la grande battaglia di uno sviluppo legato alla qualità della vita. Con il pericolo di annegare in un turismo tumultuoso che si porti via la sia anima, con il naufragio della tranquillità .
«Un vecchio progetto - racconta Ciro Lubrano Lavadera - rimodellato nel corso del tempo e chiuso tre anni fa. Partendo dalla copertina, ritrae due persone che non ci sono più mentre una è ancora in vita, ma a loro è dedicato il tutto. Parliamo di un libro che spero sia letto non solo al Sud, ma anche al Nord perché ormai per lavoro vivo in provincia di Torino». A Ivrea per la precisione, laddove nel settore della ristorazione gestisce un'enoteca con annessa osteria, dove ospita simposi letterari, serate di degustazione, corsi di scrittura creativa e reading letterari. Durante Il Tesoro di Alì, infatti, ci s'imbatterà di tanto in tanto in alcune ricette, talvolta di tradizione familiare procidana, altre dello chef Marco Ambrosino. «Da sempre - spiega Ciro Lubrano Lavadera - mi occupo di ristorazione, sono sempre stato appassionato alle sfide del turismo. Parlare oggi di Procida significa parlare di una sfida che l'isola non ha ancora vinto ossia diventare più attrattiva senza perdere la sua identità . È il filo che lega tutto il romanzo, con la speranza che Procida possa liberarsi delle problematiche legate al traffico, sperando in una pedonalizzazione sempre più vasta che vada di pari passo a una mobilità sostenibile. E cercando tra i ricordi, a un certo punto ci ritroveremo di fronte al ritrovamento di un tesoro».
Prefazione affidata alla penna di Domenico Ambrosino, direttore del periodico "Procida Oggi", mentre la postfazione è a cura di Claudio Cuccurullo, caporedattore del tri-settimanale "La Sentinella del Canavese". Il Tesoro di Alì è l'ultimo lavoro di Edizioni Fioranna, casa editrice napoletana sempre attenta alle possibili evoluzioni culturali del territorio. Anna Fiore, titolare di Fioranna, spiega: «Ciro Lubrano Lavadera in questa storia lascia trasparire chiaramente l'amore per la sua isola. Procida, unica e incantata, terra natia del protagonista Alì, tassista sognatore, la cui storia ci ha coinvolto sin dalle prime righe. Uno degli aspetti originali del libro - rivela Anna Fiore - è la presenza di ricette della tradizione procidana e non che accompagnano la narrazione e che denotano la passione dell'autore per la cultura gastronomica. Procida e Ivrea quest'anno sono entrambe capitali italiane: la prima della cultura e la seconda del libro e Ciro è un valido rappresentante di questi due luoghi in un anno così importante».
Note sull'autore: Ciro Lubrano Lavadera
È nato a Procida nel 1959 e vi ha vissuto fino al 1992. Ha lavorato quasi sempre nel settore della ristorazione concedendosi lunghe pause per approfondire la sua grande passione per il teatro, la scrittura, l'animazione. Ha recitato in compagnie di commedia dell'arte, imparato repertori e tecniche del Teatro dei burattini, scritto varie farse per il fortunato genere di "teatro cucina", spesso adattando per le scene romanzi e pamphlet di argomento enogastronomico. A Procida, per l'associazione "La Melagrana", ha pubblicato una piccola collana di quaderni di cucina con, fra tutti, due titoli molto curati: La parula e La lingua di Procida non è il dialetto. Da circa trent'anni vive a Ivrea, dove gestisce un'enoteca con annessa osteria aperta a collaborazioni di vario genere, dove ospita, insieme a due storiche amiche, simposi letterari, serate di degustazione, corsi di scrittura creativa e reading letterari. Ha scritto racconti brevi che parlano di vino, cibo, incontri e personaggi che l'hanno interessato. Illustrati all'occasione da amici pittori, sono pubblicati sul sito della sua enoteca. Questo è il suo primo romanzo.
cs
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