Articolo inserito da Renato Aiello il giorno 29/07/2022 alle ore 19.44.02
Alle Terme Stufe di Nerone si è conclusa la XI edizione di Teatro alla Deriva (il teatro sulla zattera), ideata da Ernesto Colutta e Giovanni Meola, che ne firma la direzione artistica per il decimo anno.
Anche quest'anno l'iniziativa è andata in scena nelle prime quattro Domeniche di Luglio e la zattera ha ospitato ben tre debutti, registrando sempre il tutto esaurito.
Come dichiara il direttore artistico Giovanni Meola «Si chiude con un filotto di sold out l'XI edizione di 'TEATRO alla DERIVA', la rassegna teatrale presso le Terme-Stufe di Nerone, di cui sono onorato di curare la direzione artistica.
Sono e siamo felicissimi dell'accoglienza che il pubblico di questa manifestazione unica in Italia (gli artisti e performer si esibiscono su una zattera galleggiante di 6 metri per 4 all'interno del laghetto circolare delle Stufe) sta continuando a darci.
Essere seguiti con così tanta attenzione e curiosità non fa che confermare la bontà dell'intuizione della famiglia Colutta, e non fa che rafforzare la volontà di andare avanti.
Appuntamento, quindi, alla prima di Domenica di Luglio del 2023, quando debutterà la XII edizione di 'Teatro alla Deriva'».
Ormai appuntamento fisso del territorio flegreo, l'originalità della rassegna consiste nell'avere una zattera galleggiante sull'acqua, costruita appositamente, come spazio scenico su cui si esibiscono le compagnie invitate.
Nel nostro primo decennio di vita, i tanti gli artisti e le tante le compagnie ospiti sono stati accolti da un pubblico appassionato, assai curioso e sempre più numeroso, pronto a sorprendersi e lasciarsi catturare dall'abbinamento di tutti gli elementi che rendono del tutto particolarissima questa location.
Ad aprire la rassegna di quest'anno, 'Cazzimma e Arraggia', il resoconto semiserio dell'epopea legata all'acquisto di Maradona; subito dopo un libero adattamento da Pinter, 'L'Urlo di Jimmy'', per la regia di Peppe Miale; la terza Domenica di Luglio ha debuttato 'Don Giovanni' di Molière, diretto da Mario Autore (l'Eduardo protagonista del film di Rubini 'I fratelli De Filippo') e, a chiudere la rassegna, il debutto di 'Fattocchiarìe' di e con Marco Sgamato, giovane poliedrico artista, in grado di suonare, cantare e recitare nel suo excursus attraverso i secoli, tra sacro e profano.
Bastano la zattera nel laghetto circolare del complesso termale, un antico candelabro acceso su un tavolo e una serie di maschere e costumi ad hoc per interpretare preti, Madonne sopra le righe, fattucchiere e arcivescovi, e per trasportare così lo spettatore indietro nel tempo fino al '600, tra superstizioni religiose, eresie e le abiure delle famose streghe di Capua. Storie vere di oscurantismo che vanno a braccetto, grazie allo sferzante humour di Sgamato e a massicce dosi di ironia, coi luoghi comuni legati alla visione dell'omosessualità nella società attuale, riproposti in un divertentissimo carteggio tra l'apprensiva madre di un ragazzo gay e l'accigliato presidente dall'accento tedesco di un'associazione che ha l'obiettivo di curare e convertire gli omosessuali (e il cui nome è tutto un programma: "Analo"). Si assiste praticamente a tutte le dichiarazioni tanto care ai politici cattolici nostrani e agli esponenti del Family day, alfieri della famiglia tradizionale. Sgamato ha adattato il testo e ha diretto sé stesso in questo "one man show" frizzante e cinico, una "stand up comedy" a tratti paradossale che spinge agli estremi il rapporto tra sacro e profano e mette alla berlina la moralità comune fatta di contraddizioni e arabeschi soffocanti per chi vuole vivere ed essere libero, ieri come oggi. Del resto, come sosteneva Ennio Flaiano, "in Italia la linea più breve tra due punti è l'arabesco", e persino le recenti crisi politiche e di governo lo dimostrano. Demoni, stregonerie, sodomia e l'ipocrisia della Chiesa accompagnano la vita delle persone di secoli fa come di quelle (purtroppo e ancora) di oggi, con buona pace di chi nel nuovo millennio vorrebbe un revival reazionario degno del Medioevo.
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