Articolo inserito da Renato Aiello il giorno 15/09/2022 alle ore 16.23.26
Dopo trent'anni, una storia delle donne in teatro è di nuovo disponibile sugli scaffali delle librerie. Presentato alla XXIII edizione di "pordenonelegge", in collaborazione con la Compagnia di Arti e Mestieri, "La scena delle donne" di Emilia Costantini e Mario Moretti, con la prefazione di Dacia Maraini, pubblicato per la prima volta nel 1992 da BeaT entertainmentart, torna in libreria con un aggiornamento che comprende interventi di Maria Letizia Compatangelo, Patrizia Monaco, Alina Narciso e Bruna Braidotti, donne autrici, registe, saggiste, direttrici artistiche, che da almeno due decenni, insieme ad altre numerose realtà sparse sul territorio nazionale, si impegnano per un riequilibrio della presenza femminile sul palcoscenico e dietro le quinte, una lotta che ha preso la forma di una vera e propria rete, "La Rete per la parità di genere nelle arti performative".
Per due millenni, dal 500 a.C., cioè dall'epoca della grande fioritura del teatro greco, fino al Cinquecento in cui fioriva la Commedia dell'Arte, alle donne è stata vietata la pratica teatrale, sia come attrici sia come autrici. Indagare sui motivi di questa esclusione è stato uno dei fondamenti di questo libro, il quale ancora oggi è l'unico testo in grado di fornire una mappa della creatività teatrale delle donne, molto spesso sommersa o chiusa nell'umbratile pace dei conventi, o addirittura dimenticata, messa in cantina per pigrizia intellettuale. Questa storia di parole dette, quindi, vuole essere anche uno studio sulle parole non dette o tenute prigioniere da secolari convenzioni o divieti.
Analizzate nella loro collocazione storica, le opere drammaturgiche firmate da donne, - dai ditirambi di Prassilla alle linde operette morali di Rosvita, dagli intriganti e colti canovacci "all'improvviso" di Isabella Andreini, alle vivacissime commedie della turbolenta Aphra Behn, dal teatro rivoluzionario francese alle pièces sociali di Georges Sand, dai drammi "assurdi" di Margherite Duras ai best-sellers americani, fino a Dacia Maraini ed al teatro di militanza femminista - rappresentano in questa ricerca le dirette testimonianze di una condizione sociale tenuta per secoli in stato di cattività creativa. In questa prospettiva, uno sguardo panoramico sulla cultura teatrale femminile del mondo occidentale diventa, per estensione, storia della società umana e dei suoi codici, delle sue contraddizioni, delle sue insofferenze e delle sue sofferenze tenute all'oscuro.
L'illuminante testo di Emilia Costantini e Mario Moretti (scomparso nel 2012) con la prefazione di Dacia Maraini, viene integrato da tre contributi scritti da altrettante importanti voci del teatro femminile italiano, per un totale di 271 pagine. L'"Introduzione alla seconda edizione" (pagg. 9-30) è a cura di Maria Letizia Compatangelo, drammaturga, saggista e Presidente del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea - Cendic, la quale, attraverso un'analisi accurata degli ultimi trent'anni, isola e mette in luce le caratteristiche che hanno contraddistinto il teatro femminile a partire dagli anni Novanta, prima fra tutte una grande autonomia produttiva. La scena delle donne, dall'ultimo decennio del secolo scorso in poi, ha visto spesso in opera una parte considerevole di registe che sono anche attrici, drammaturghe, e persino, oltre a queste attività , svolgono la funzione di direttrici artistiche e organizzatrici di festival e rassegne, promuovendo uno sguardo femminile non solo in teatro, ma anche nella società . Da Emma Dante con la sua Compagnia Sud Costa Occidentale, alle registe Veronica Cruciani e Cristina Pezzoli, ad André Ruth Shammah, che da decenni dirige il Teatro Franco Parenti di Milano, a Elena Bucci con la compagnia Le Belle Bandiere, a Lucia Calamaro con Malebolge, solo per citare i casi più famosi, ma non manca una ricognizione del lavoro certosino sui territori da parte di numerose altre realtà , come dimostrato dalla stessa Compagnia di Arti e Mestieri di Pordenone, che da diciotto anni cura il festival "La Scena delle donne", che, quando ideato per la prima volta, intendeva ispirarsi e sdebitarsi proprio con il grande lavoro di scavo compiuto dal volume di Emilia Costantini e Mario Moretti.
Il contributo di Patrizia Monaco, autrice per il teatro in Italia e all'estero e traduttrice, s'intitola "Esperienze degli anni novanta che aprirono la strada per fare rete nel nuovo millennio" (pagg. 240-245) e porta una testimonianza personale dall'interno, ripercorrendo il vivace fenomeno dell'associazionismo attraverso cui le donne, a partire dagli anni Novanta, hanno costruito e rivendicato il loro spazio sulla scena teatrale.
Infine, in appendice al libro, ci sono altre due testimonianze, quelle dell'attrice, regista e direttrice artistica della Compagnia di Arti e Mestieri, madre del festival "La Scena delle donne" in Friuli Venezia Giulia, Bruna Braidotti, che ha anche promosso la riedizione del libro, e di Alina Narciso, drammaturga e regista della compagnia Metec Alegre che ha fondato fra Italia, Spagna e Sudamerica il festival biennale di drammaturgia femminile "La escritura de la/s diferencia/s". Le due voci si alternano fra le domande della giornalista di teatro Renata Savo, in una conversazione dal titolo "«Pordenone chiama Napoli»: da un incontro a una Rete" (pagg. 246-268). Un viaggio nel tempo per raccontare i percorsi di due donne e operatrici teatrali, che hanno fondato due fra le più importanti vetrine dedicate alla scena femminile degli ultimi vent'anni. Le loro visioni talvolta convergono e si abbracciano, altre volte si differenziano e si completano, ma una cosa è certa: il loro incontro avvenuto nel 2006 ha gettato le basi per la costituzione di una grande rete, la "Rete per la parità di genere nelle arti performative". Lo strenuo lavoro della Rete ha portato nel 2022 all'inserimento nella nuova Legge Delega sullo Spettacolo (15 luglio 2022, n. 106) di misure attive per l'ambita parità di genere, in campo teatrale e, di riflesso, nella società .
INFO:
www.pordenonelegge.it
Ufficio Stampa
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