Articolo inserito da Eduardo Cagnazzi il giorno 23/09/2022 alle ore 12.15.30
Fermarsi per una pausa al bar a Napoli potrebbe costare ancora più caro. A generare il rincaro della tazzina e del cornetto, oggi a prezzi contenuti, è da un lato il caro bollette con la maggiore spesa energetica agli esercenti; dall'altro l'aumento delle quotazioni delle materie prime, come caffè e zucchero. Gli aumenti delle materie prime non risparmiano altri settori della catena alimentare, come la ristorazione.
"Siamo disperati. Abbiamo appena ricevuto la bolletta dell'elettricità con un costo più che triplicato rispetto all'inizio dell'anno. Siamo aperti da quasi un anno ma non potevamo immaginare, dopo un forte investimento, di trovarci in una situazione così difficile. Il Decreto Aiuti ter è una boccata di ossigeno per il mondo della ristorazione, ma si poteva fare di più. Serve ben altro: un tetto al prezzo del gas. Se le imprese a monte della filiera riescono a scaricare i maggiori costi sugli anelli della catena, i ristoranti non possono farlo in quanto i clienti non sono imprese. E, pertanto, fanno a meno di passare una serata diversa con gli amici o con la famiglia al ristorante. Occorre che la politica se ne faccia carico", dice Luisa Fusco, titolare di "Donna Luisella" al Borgo Marinari.
Come se non bastasse il caro bollette, sottolinea Gennaro De Rosa, titolare dell'omonima caffetteria tra le più antiche di Fuorigrotta a Napoli, la riduzione del potere d'acquisto delle famiglie sta producendo una brusca frenata dei consumi. "Occorre che la politica dia risposte certe perché il caro bollette rischia di fere più danni del Covid. In Campania ci sono esercenti che non riescono a sostenere i costi esorbitanti dell'energia e delle materie prime. Il rischio che si corre è passare la mano alla malavita che non aspetta altro", dice De Rosa.
A pensare a questa minaccia è anche Walter Wurzburger, titolare di Kremoso: "La stangata non la subiscono solo gli esercenti, ma anche l'industria. La nostra materia prima, il caffè, è trattata con macchinari che vanno ad energia elettrica per l'intera lavorazione. Per non parlare dei costi a monte per gli aumenti del trasporto. Senza un intervento della politica si rischia di scaricare i maggiori costi sugli esercizi pubblici e, quindi, sui consumatori finali. E Napoli potrebbe allinearsi ad altre città dove la tazzina già costa tra 1,30 e 1,50 euro. Un rito, quello dell'espresso al bar, che è parte integrante dell'identità nazionale ed espressione di quella socialità che caratterizza i napoletani e quanti amano questa bevanda rilassandosi".
Pollo Doc non ha un forte consumo di energia elettrica, ma il costo della materia prima aumenta settimana per settimana. Ad affermarlo è Carmine Pettinati, titolare dell'esercizio di ristorazione: "Dal legno alla carta aumenta tutto, mentre il consumo è letteralmente calato. Ci troviamo di fronte a un dilemma: andare avanti con sacrifici o sospendere l'attività e riprenderla in tempi migliori?. Noi abbiamo scelto la prima strada, confidando che il nuovo Parlamento non distrugga le aspettative degli italiani e tenga conto delle giuste istanze di chi fa impresa e di chi consuma".
Per Arcangelo Fornaro (Pastificio "Le Gemme del Vesuvio") serve una presa di posizione non solo da parte dell'Italia ma dell'Europa che può intervenire con strumenti di sostegno in termini di garanzie e liquidità alle imprese, "in quanto alla base di tutto c'è anche una forte componente speculativa".
Eduardo Cagnazzi
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