Una buona forchetta - Gastronomia in pillole a cura di Luigi Farina articolo inserito su spaghettitaliani da Luigi Farina
Close

ATTENZIONE! Spaghettitaliani utlizza i Cookie. Puoi leggere come li usiamo nella nostra Informativa Cookie. Inoltre puoi leggere l'Informativa per la Privacy e le nostre Condizioni d'uso, tutte raggiungibili in ogni pagina del sito attraverso la voce Contatti e Info del Menù.

× INFO: Tutte le sezioni e i servizi di spaghettitaliani sono gratuiti e quanto viene pubblicato al suo interno non ha una periodicità regolare, quindi spaghettitaliani non può essere considerata una testata giornalistica.

 

Traslate:   francese   giapponese   inglese   portoghese   spagnolo   tedesco

Articolo inserito da Luigi Farina il giorno 04/02/2019 alle ore 18.48.57

Una buona forchetta - Gastronomia in pillole a cura di Luigi Farina

 

 

immagine in primo piano


...Eravamo giunti al ristorante, un locale rumoroso, affollato, come mi parve, di uomini del genere di Giacinti: viaggiatori di commercio, agenti di cambio, negozianti, industriali di passaggio. Giacinti entrò per primo e, consegnando il pastrano e il cappello al ragazzo, domandò: "Il mio solito tavolo è libero?"

"Si, signor Giacinti"

Era un tavolo nel vano di una finestra. Giacinti sedette stropicciandosi le mani, quindi domandò: "Sei una buona forchetta tu?"

"Credo di si", risposi impacciata.

"Bene, mi fa piacere ... voglio che a tavola si mangi ... Gisella, per esempio, non voleva mai mangiare...aveva paura d'ingrassare, diceva lei ... tutte sciocchezze: ogni cosa a suo tempo...a tavola si mangia".

Egli serbava un vero rancore contro Gisella.

"Ma è vero", dissi timidamente, "che a mangiar s'ingrassa ... e certe donne non vogliono ingrassare"

"Tu sei di quelle?"

"Io no... ma infatti dicono che sono troppo forte".

"Non dargli retta: tutta invidia...vai benissimo come sei, te lo dico io che me ne intendo". E come per rassicurarmi mi accarezzò paternamente la mano. Venne il cameriere e Giacinti gli disse: "Intanto via questi fiori: mi danno fastidio... e poi il solito... siamo intesi eh... e presto".

Quindi rivolto a me: "Mi conosce e sa quello che mi piace... lascia fare a lui... vedrai che non avrai di che lamentarti".

Non ebbi infatti di che lamentarmi. Tutti i piatti che si seguirono sulla nostra tavola furono ghiotti, se non proprio fini, e molto abbondanti. Giacinti mostrava un grande appetito e mangiava con una specie di enfasi, a testa bassa, impugnando solidamente coltello e forchetta, senza guardarmi né parlare, come se fosse stato solo. Egli era veramente assorbito dall'atto di mangiare e, nella sua avidità, perdeva persino quella sua calma tanto vantata, facendo nello stesso tempo più gesti, quasi avesse temuto di non fare a tempo e di rimanere digiuno. Si ficcava un pezzo di carne in bocca, correva con la mano sinistra a spezzare un morsello di pane, lo addentava, con l'altra mano si versava un bicchiere di vino e beveva prim'ancora d'aver finito di masticare. Tutto questo sbattendo le labbra, roteando le pupille e scuotendo ogni tanto il capo come fanno i gatti quando il boccone è troppo grosso. Io invece, contrariamente al mio solito, non avevo fame. Era la prima volta che mi accingevo a far l'amore con un uomo che non amavo e neppure conoscevo, e lo osservavo con attenzione, studiando i miei sentimenti e cercando di immaginarmi come me la sarei cavata...

Tratto da: "La Romana" di Alberto Moravia, edito da Bompiani 1965 (pp. 163-165).


 

 

 

 

  • Commenti
  • Aggiungi un commento


Non sono presenti commenti in questo Articolo


Buon giorno anonimo


Per aggiungere un commento devi essere registrato/a e loggarti


Fai il Login

Non hai un account? registrati o registra la tua attività.

 

Galleria fotografica:

La Romana di Alberto Moravia

 

 

 

 

 

 

 

Pacchetto Ristorazione

Menù digitale multilingue e Servizio QRCode, Assistenza Marketing, Tenuta del Registro delle Presenze, ...

nuove opportunità e servizi innovativi per aumentare il tuo business