Articolo inserito da Nicola Rivieccio il giorno 27/06/2020 alle ore 23.59.02
Un volume di sfarinati (ovvero, di farine e semole) di frumento tenero e di frumento duro che si è attestato in circa 7.900.000 tonnellate, con una crescita dell'1,5% rispetto ai volumi del 2018, di cui circa 4.040.000 tonnellate per le farine di frumento tenero (+0,8%), e circa 3.860.000 per le semole di frumento duro (+2,2%). E' la cifra che connota l'entità del valore comparto molitorio italiano espresso nel 2019.
Il dato è stato divulgato nel corso dell'Assemblea Generale Italmopa-Associazione Industriali Mugnai d'Italia dalla quale è emerso anche che il comparto della trasformazione del frumento tenero, la riduzione, in volume, delle farine destinate alla produzione di pane e sostituti del pane (-1,4%) è stata controbilanciata dall'incremento della richiesta proveniente dai canali: biscotteria/lievitati/prodotti da forno e pasticceria (+3,4%), pizza e snack (+3,7%), pasta (+4,5%), esportazioni (+6,7%).
Per quanto riguarda il comparto della trasformazione del frumento duro, è stato constatato un incremento significativo della domanda di semola da parte dell'Industria pastaria (+3,3%).
Complessivamente, il 2019 ha fatto, inoltre, registrare un andamento positivo per i prodotti cosiddetti salutistici, ossia a base di farine e semole bio o integrali, per i prodotti pronti ad alto tenore della componente 'servizi', per i prodotti innovativi e, in misura minore, i prodotti ottenuti con farine/semole derivanti dalla trasformazione di frumento nazionale o regionale.
Relativamente al primo semestre del 2020, è stata registrata una riduzione del 15% della richiesta di farina di frumento tenero per via del crollo della domanda proveniente dal canale Horeca e dal canale pasticceria e, in misura minore, dal canale della panificazione e dalle esportazioni. Tali riduzioni sono state solo molto parzialmente controbilanciate dall'incremento a tre cifre delle vendite allo scaffale che costituiscono circa il 5% dei volumi di farina di frumento tenero prodotti dall'Industria molitoria.
Per quanto riguarda invece il comparto delle semole di frumento duro, si è verificato, nello stesso periodo, un incremento del 15% circa della domanda proveniente dall'Industria pastaria la quale ha dovuto inizialmente far fronte ad una domanda sostenuta sia sui mercati nazionali, sia sui mercati esteri. Un significativo rallentamento della domanda di semola da parte dell'Industria pastaria, peraltro già in atto nelle ultime settimane, appare comunque prevedibile per quanto riguarda il prossimo semestre.
Il fabbisogno quantitativo dell'industria molitoria italiana, da parte sua, si situa in oltre 11 milioni di tonnellate di frumento, quasi equamente ripartiti tra frumento tenero e frumento duro, per la produzione di circa 8 milioni di tonnellate di #farine e #semole (è opportuno ricordare che da 1 kg di #grano non si ottiene 1 kg di farina o di semola). Un volume che pone complessivamente, e orgogliosamente, quella italiana, come industria della prima trasformazione del grano (e anche qui è opportuno ricordare che il #pane o la pasta non sono ottenuti dalla trasformazione del grano, ma dalla trasformazione della farina o della semola che ne costitusicono gli #ingredienti primari) al vertice tra i Paesi dell'Unione europea, davanti alla Germania e alla Francia.
Secondo la Commissione europea, la produzione nazionale di frumento risulterebbe pari a 2,8 milioni di tonnellate per quello tenero (l'1,8 percento della produzione totale di frumento tenero nell'Unione europea (122,5 milioni di tonnellate)) e 4,0 milioni di tonnellate per quello duro (in questo caso il 54,1 percento della produzione comunitaria di frumento duro (7,4 milioni di tonnellate)) per un totale di circa 6,8 milioni di tonnellate.
Nicola Rivieccio
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