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Apro gli occhi e mi catapulto immediatamente nella realtà bucolica di un paesino di provincia.
Mi appassiono alla cucina sin da piccolissimo, quando osservavo mia madre preparare la pasta fresca alla domenica e con il naso infarinato all'altezza del piano di lavoro, cadevo in un religioso silenzio scandito dal suo respiro e rotto solo dal canto di un gallo in lontananza. L'essere circondato dal verde mi porta inesorabilmente ad interessarmi alle piante autoctone ed inizio a maturare un particolare interesse per bacche, radici, bulbi e tuberi, trovo in loro un nonsocchè di magico.
Poi di colpo il cambiamento, la crescita, le prime certezze e la voglia di cambiare le cose, vado a vivere da solo nella capitale. Mi rendo conto che esistono altre realtà oltre alla mia e che di quelle quattro radici con cui ho avuto a che fare in passato ne esistono migliaia di varietà e varianti. Inizia, dunque, una spasmodica scoperta dell'ingrediente, quasi come alla ricerca della pietra filosofale, trascorro tutto il mio tempo libero a far studi in merito, ad intraprendere viaggi inconcepibili all'insegna di negozietti sperduti e nascosti, botteghe sconosciute ai più e "Suq metropolitani", solo per cercare una spezia dell'altro capo del Mondo, una strana varietà di riso, un tè raro. E' difficile descrivere il sentimento che mi porta a compiere tali azioni, ma l'adrenalina che mi travolge ogniqualvolta decido di ripartire è unica e imprescindibile.
Poi inizia la fase più interessante : il giocare a giocare ! Con la curiosità di un bimbo e il fare di un vecchio alchimista pazzo inizio ad annusare, assaggiare, abbinare, sperimentare...
Arrivo al punto in cui so quasi tutto sulle spezie e gli ingredienti dell'altro mondo, a voluto discapito di quelli del mio...sostituisco il cardamomo al prezzemolo e il pepe selvaggio del Madagascar al comunissimo pepe del supermercato in coraggiose e spesso improbabili proposte.
Azzardo ed Irriverenza sono diventate le parole cardine del mio modo di concepire la cucina.
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