FIVI e la Mostra Mercato di Piacenza

Nome che gli appassionati di vino, tecnici ed esperti di settore conoscono dal 2008, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) si è aperta ormai un varco nel panorama vitivinicolo nazionale, con lo scopo di rappresentare la figura del vignaiolo di fronte alle istituzioni. Promuovere la qualità, l’autenticità dei vini italiani e i territori è un’ardua sfida, superata con grande fede, determinazione e speranza.

Lo statuto prevede che possano aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfino alcuni precisi criteri: “Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta”.

Un progetto importante

È un progetto ambizioso quello della FIVI, partito dalla consapevolezza – nel 2006 – che la categoria dei vignaioli non era tenuta nella giusta considerazione, soprattutto a seguito dell’Organizzazione Comune di Mercato (OCM) europea in quel momento presentata (L’OCM vino è la misura che concede finanziamenti e contributi per i produttori vitivinicoli).

In quel momento, con l’aiuto e l’incoraggiamento dai colleghi francesi – i Vignerons Indèpendants, riuniti da molti anni nella CEVI (Confédération Européenne des Vignerons Indépendants) – un gruppo di produttori si riunì e diede vita al FIVI.

Attualmente sono circa 1300 i produttori associati, provenienti da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 13.000 ettari di vigneto e con una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola.

La tenacia dei vignaioli fondatori di questo progetto, così come gli attuali, è stata determinante per discutere le grandi questioni che riguardano i piccoli produttori di vino, questioni che regolarmente vengono dibattute a Bruxelles come a Roma.

Si tratta quindi della voce dei vignaioli, quelli reali, veri, vicini ai territori, alla cultura e alle tradizioni del vino, quelli che zappano, che guidano i trattori, che si appendono con funi e cavi alle vigne nelle zone più impervie, quelli che sotto il sole a qualsiasi ora del giorno raccolgono l’uva e la posano delicatamente con attenzione e cura, quelli che prima di tutto si sentono “artigiani della terra”.

Una donna al timone

Attenti a divulgare con forza il messaggio che il vino in Europa non è una “semplice” materia prima, ma un vero e proprio prodotto agricolo, legato al territorio d’origine i vignaioli italiani associati al FIVI sono attualmente diretti da Matilde Poggi, vignaiola in Veneto, confermata presidente per altri tre anni il 3 luglio 2019, in occasione dell’Assemblea FIVI tenutasi al Palazzo Gotico di Piacenza, insieme al nuovo Consiglio direttivo.

La regola fondamentale e determinante di questa federazione è la rinuncia del vignaiolo all’acquisto dell’uva o del vino a fini commerciali. L’acquisto di uva avverrà soltanto per estreme esigenze di vinificazione, in conformità con le leggi in vigore.

Inoltre, il vignaiolo FIVI rispetta le norme enologiche della professione, limitando l’uso di additivi, concentrando la sua attenzione sulla produzione di uve “sane”.

Problematiche politico-amministrative

Sono presenti altre tematiche che da qualche anno sono subentrate nell’attenzione di questo gruppo, come la pratica dell’enoturismo, sempre più diffusa e sempre più importante a livello economico, soprattutto per le cantine di piccole e medie dimensioni. Un’altra voce importante di FIVI è stata quelle di proporre che l’enoturismo sia riconosciuto come attività agricola e che non sia ricompreso tra le attività agrituristiche, come previsto dal disegno di legge (le perplessità dei vignaioli riguardava proprio l’obbligo di partecipare a corsi di aggiornamento per avviare l’attività).

La richiesta del FIVI concerne anche la facoltà di organizzare corsi, con l’avvio di un’attività di enoturismo in cantina basata semplicemente su una “Segnalazione certificata di inizio attività” (SCIA), oltre che a un’autorizzazione sanitaria.

FIVI chiede infine che i corrispettivi relativi all’attività di visita e degustazione rientrino del reddito agrario.

Nel marzo 2019 il Ministro Centinaio ha firmato il DM “Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica” in cui l’enoturismo è riconosciuto come attività agricola connessa e dove vengono fissate le linee guida per lo svolgimento dell’attività all’interno delle cantine.

Le proposte: fra viticoltura eroica e selezione massale

Sono state molte le proposte e idee presentate dalla federazione, che si è dimostrata negli anni attenta a questioni di vario genere, come la richiesta al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e alle Regioni di promuovere il censimento e la tutela dei vigneti storici ed eroici, indipendentemente dalla loro estensione. Questo perché nelle aree in cui la viticoltura eroica (per viticoltura eroica s’intende una tipologia di coltivazione svolta in condizioni estreme rispetto alla coltivazione tradizionale) è sopravvissuta fino ad ora, i vignaioli hanno conservato fino ad oggi pratiche colturali e varietà genetiche uniche. Il problema sono le dimensioni: in certi territori esistono coltivazioni di un migliaio di metri quadri, dimensioni minime che rischiano di essere perdute qualora i suddetti vigneti vengano espiantati o, alla peggio, abbandonati.

In legame a ciò, la FIVI chiede, inoltre, che venga incentivata la pratica della selezione massale per permettere a ogni produttore di mantenere il patrimonio genetico delle proprie vigne.

La selezione massale prevede la riproduzione di un intero vigneto, tramite la scelta delle migliori piante nei vigneti in essere, per ricavarne le gemme con cui innestare le future piantine di vite, con lo scopo di mantenere la massima variabilità genetica all’interno della stessa varietà di vite, della propria realtà locale e aziendale.

Il risultato è di avere piante con diverse caratteristiche fisiologiche e produttive: partendo dalla resistenza allo stress idrico e alle malattie, al periodo di maturazione dell’uva, fino alla dimensione e alle caratteristiche morfologiche del grappolo.

Se questo da un lato comporta sicuramente un maggior carico di lavoro (sia in termini di monitoraggio negli anni delle viti, per capire quali riprodurre, sia in termini di diversificazione degli interventi all’interno del vigneto vite per vite), dall’altro lato, secondo i vignaioli stessi, porta a un equilibrio dei risultati e quindi a un vino più armonico, salvando così varietà di uve minori.

Fra assaggi e divulgazione enologica

Come si è detto, molti sono i temi trattati da FIVI, anche l’esigenza di fare assaggiare e divulgare i vini prodotti: ecco dunque nascere dieci anni fa il Mercato dei Vignaioli Indipendenti, la cui decima edizione dal titolo “I Vignaioli indipendenti guardano al futuro” si è tenuta a Piacenza dal 27 al 29 novembre scorso.

Temi di sostenibilità, biodiversità e ricerca sono le riflessioni scaturite da questo evento, che ha ospitato quattro masterclass finalizzate a divulgare la bellezza e le fatiche del mestiere del vignaiolo.

Con tanta voglia nel cuore di festeggiare, ripartire e pensare al futuro, all’evento hanno partecipato ben 680 cantine.

Il pubblico è stato invitato a conoscere un nuovo obiettivo della squadra: la transizione dell’agricoltura verso pratiche sempre più sostenibili, tutelando così e preservando l’ecosistema. Il progetto strategico pluriennale che è stato lanciato dalla Federazione per l’occasione s’intitola “FIVI4FUTURE – I Vignaioli Coltivano la ricerca”.

Sono stati giorni intensi di approfondimenti, dunque, quelli di Piacenza, con diverse tematiche, che hanno coinvolto un pubblico sempre più attento e numericamente in aumento.

Nel 2021 il premio “Vignaiolo dell’anno” intitolato a Leonildo Pieropan (ricordando la sua scomparsa) è andato al produttore Ampelio Bucci, definito “il faro del Verdicchio”, uomo saggio, devoto al suo territorio, quanto alle sue vigne, sempre disponibile alla condivisione delle sue conoscenze e della sua esperienza, che da sempre non lesina un aiuto ai colleghi vignaioli.

Insomma, l’edizione del 2021 del Mercato dei Vignaioli Indipendenti è stata un’edizione di rinascita, foriera di nuove consapevolezze e rivolta al futuro, più che mai segnata dal cammino di una ripartenza fresca, carica di iniziative e di speranze per il futuro.

Carol Agostini

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