Dal 5 al 10 aprile il regista partenopeo Pierpaolo Sepe porta in scena al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, in prima nazionale assoluta, la sua ultima creazione: Guardami news inserita su spaghettitaliani da Associazione Spaghettitaliani
Close

ATTENZIONE! Spaghettitaliani utlizza i Cookie. Puoi leggere come li usiamo nella nostra Informativa Cookie. Inoltre puoi leggere l'Informativa per la Privacy e le nostre Condizioni d'uso, tutte raggiungibili in ogni pagina del sito attraverso la voce Contatti e Info del Menù.

× INFO: Tutte le sezioni e i servizi di spaghettitaliani sono gratuiti e quanto viene pubblicato al suo interno non ha una periodicità regolare, quindi spaghettitaliani non può essere considerata una testata giornalistica.

 

Traslate:   francese   giapponese   inglese   portoghese   spagnolo   tedesco



Evento segnalato su musica e teatro da:
Associazione Spaghettitaliani



Evento (Spettacoli) inserito in archivio il giorno 25/01/2011

Dal 5 al 10 aprile il regista partenopeo Pierpaolo Sepe porta in scena al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, in prima nazionale assoluta, la sua ultima creazione: Guardami

 

immagine in primo piano

Da venerdì 21 gennaio 2011, Nuovo Teatro Nuovo di Napoli
Guardami regia di Pierpaolo Sepe
Il regista partenopeo porta in scena, in prima nazionale assoluta, la sua ultima creazione, nell'ambito del progetto Fondamentalismo a cura di Antonio Latella

Da venerdì 21 gennaio 2011 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 23 e poi dal 5 al 10 aprile), al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, il regista Pierpaolo Sepe porterà in scena la sua ultima creazione scenica, Guardami di Linda Dalisi, spettacolo corale che coinvolge i sei attori della compagnia stabile: Caterina Carpio, Daniele Fior, Giovanni Franzoni, Massimiliano Loizzi, Candida Nieri, Valentina Vacca.
L'allestimento, prodotto dal Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, si avvale della co-produzione del Napoli Teatro Festival Italia e della Fondazione Campania dei Festival, che sostengono l'attività della compagnia stabile nel biennio 2010-2012.
In Guardami la figura di Salomè è lo spunto per la costruzione di una parabola sullo scenario in cui si trovano a vivere gli uomini di un paese sotto regime; uomini che assistono al soffocamento violento della voce della poesia e dell'arte, ma anche della possibilità stessa dell'individuo di pensare liberamente.
La reggia di Erode Antipa è il luogo dello scontro tra due regimi, uno in declino, l'altro in pericolosa ascesa, ma entrambi indifferenti all'individuo e alla "bellezza". Lo spazio che ospita questo passaggio è una sorta di Olimpo, abitato da divinità tutt'altro che rassicuranti e meravigliose. Le divinità sono spietate e sanguinarie, sempre.
Narraboth è l'amore. Erode la sconfitta. Erodiade la guerra. Salomè la purezza. Iokanaan l'ambizione. Vitellio il potere. L'amore infelice. La sconfitta imminente. La guerra definitiva. La purezza infranta. L'ambizione vanificata. Il potere schiacciante.
Tutti, tutte queste divinità, sono attraversate dalla febbre della sopravvivenza. Qualcosa che rende insonni, che rende scattanti, febbrili, attenti, vigili. Al centro di tutto, di ogni movimento, di ogni respiro, c'è il possesso, l'urlo del desiderio che travolge ogni regola.
"Attraverso la piena condivisione di un pensiero di tutta la compagnia - si legge in una nota - è stato possibile esplorare e raccontare fin dove l'uomo si può spingere; recitare l'empio, incarnare l'assoluta impossibilità di presenza del bene. Partendo da un testo iniziale e lavorando fianco a fianco regia, attori e drammaturgia, quel testo è stato riadattato, trasformato dall'incontro di tutte le personalità".
Le divinità pulsanti coinvolte si muovono continuamente in uno spazio comune, dove tutto si vede e si sente. Quello che non viene corrotto si spegne nell'inseguimento disperato. L'amore in questo gioco viene travolto, il desiderio di possesso vanifica ogni traccia di slancio puro. Intorno a tutto questo domina l'assedio di una potenza superiore, invisibile, inesorabile, che avanza gigantesca. Il simbolo di questo gioco perverso è la luna che, come un presagio, riempie il cielo di questa ultima notte; è lei che ruba la vita dallo sguardo dei suoi contemplatori, corrompendoli senza speranza.

Guardami, regia di Pierpaolo Sepe
Napoli, Nuovo Teatro Nuovo - dal 21 al 23 gennaio e dal 5 al 10 aprile 2011
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (feriali), ore 18.00 (domenica)
Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@nuovoteatronuovo.it

Guardami
di Linda Dalisi

con
Caterina Carpio (Erodiade), Daniele Fior (Narraboth), Giovanni Franzoni (Erode),
Massimiliano Loizzi (Vitiello), Candida Nieri (Iokanaan), Valentina Vacca (Salomè)

scene Francesco Ghisu
costumi Annapaola Brancia D'Apricena
disegno luci Luigi Biondi
realizzazione scene Marco Di Napoli e Armando Alovisi
aiuto regia Francesca Giolivo
assistente alla regia Maria Conte

regia Pierpaolo Sepe

durata della rappresentazione 90' circa, senza intervallo

La figura di Salomè è lo spunto per la costruzione di una parabola sullo scenario in cui si trovano a vivere gli uomini di un paese sotto regime; uomini che assistono al soffocamento violento della voce della poesia e dell'arte, ma anche della possibilità stessa dell'individuo di pensare liberamente. La reggia di Erode Antipa è il luogo dello scontro tra due regimi, uno in declino, l'altro in pericolosa ascesa, ma entrambi indifferenti all'individuo e alla "bellezza".
Lo spazio che ospita questo passaggio è una sorta di Olimpo, abitato da divinità tutt'altro che rassicuranti e meravigliose. Le divinità sono spietate e sanguinarie, sempre.
Narraboth è l'amore. Erode la sconfitta. Erodiade la guerra. Salomè la purezza. Iokanaan l'ambizione. Vitellio il potere. L'amore infelice. La sconfitta imminente. La guerra definitiva. La purezza infranta. L'ambizione vanificata. Il potere schiacciante.
Tutti, tutte queste divinità, sono attraversate dalla febbre della sopravvivenza. Qualcosa che rende insonni, che rende scattanti, febbrili, attenti, vigili. Nessun regime e nessuna religione è insostituibile. È l'uomo che fa entrambe le cose ed è l'uomo che le distrugge seguendo il suo interesse, la sua sete di possesso.
Strumenti che strumentalizzano. Uomini che si confondono con i loro dei, dei che si confondono con i loro profeti. Le potenze diventano giganti nelle mani dei loro stessi creatori. Da quale parte sta la creazione e da quale la distruzione?
Al centro di tutto, di ogni movimento, di ogni respiro, c'è il possesso, l'urlo del desiderio che travolge ogni regola. Possedere vuol dire annullare, zittire la pulsione che ha guidato ogni passo.
Possedere la giovinezza, la forza, il controllo, possedere l'amato, possedere un corpo inesplorato, la vita, il respiro, il domani. Come in un gioco pornografico i personaggi si alternano in una dinamica in cui si guarda e si è guardati, inseguiti, costretti, spinti, raggirati, schiacciati, come in una giostra perversa.
Queste divinità pulsanti si muovono continuamente in uno spazio comune. Tutto si vede e si sente. Quello che non viene corrotto si spegne nell'inseguimento disperato. L'amore in questo gioco viene travolto. Il desiderio di possesso vanifica ogni traccia di slancio puro. Intorno a tutto questo domina l'assedio di una potenza superiore, invisibile, inesorabile, che avanza gigantesca.
I punti indagati sono tanti e tutti in un certo senso appartenenti al nostro mondo: lo stato di assedio, la sottomissione a un potere centrale che anche se lontano è più forte di ogni altra cosa, la fine imminente di un pensiero, di una cultura, di una civiltà. Siamo poco prima dell'avvento di Cristo, quando la divinità al femminile, elemento di religiosità ad esso complementare, era ancora fortemente ipotizzabile. Erodiade incarna quel pensiero, e la sua fine, nel tramonto della reggia di Erode, cancella per sempre la possibilità di un alto grado di relazione tra l'uomo e la Natura.
La drammaturgia di questo lavoro è nata dalla necessità di raccontare tutto questo. Attraverso la piena condivisione di un pensiero di tutta la compagnia è stato possibile esplorare e raccontare fin dove l'uomo si può spingere; recitare l'empio, incarnare l'assoluta impossibilità di presenza del bene. Partendo da un testo iniziale e lavorando fianco a fianco regia, attori e drammaturgia, quel testo è stato riadattato, trasformato dall'incontro di tutte le personalità.
I riferimenti di partenza sono stati rielaborati e restituiti con una lingua originale e propria del gruppo. La creatività di ciascuno è stata stimolata e, a sua volta, si è fatta stimolo per la composizione. L'Olimpo prima solo immaginato si è popolato di figure stagliate e forti.
Trasfigurate dal disperato spasimo verso la sopravvivenza: ognuna di queste divinità ha come obbiettivo, attraverso lo sguardo, di rubare all'altro la vita che gli serve. Il simbolo di questo gioco perverso è la luna che, come un presagio, riempie il cielo di questa ultima notte; è lei che ruba la vita dallo sguardo dei suoi contemplatori, corrompendoli senza speranza.

 

 

 

 

  • Commenti
  • Aggiungi un commento


Non sono presenti commenti in questo Evento


Buon giorno anonimo


Per aggiungere un commento devi essere registrato/a e loggarti


Fai il Login

Non hai un account? registrati o registra la tua attività.

 


Music Center interessato:


 

Galleria fotografica:

 

 

 

 

 

 

 

 

Pacchetto Ristorazione

Menù digitale multilingue e Servizio QRCode, Assistenza Marketing, Tenuta del Registro delle Presenze, ...

nuove opportunità e servizi innovativi per aumentare il tuo business