C’è l’amore per il bello e per il buono nel Dna di Giuseppe Pagano.
Il bello e il buono della terra cilentana, che si coltiva rispettando le stagioni e il naturale ciclo agricolo. Il bello e buono della mozzarella di bufala dal sapore inconfondibile, delle materie prime di eccellenza interpretate dalle mani di grandi chef custodi di antiche ricette della tradizione contadina. E, soprattutto, il bello e buono dei vitigni autoctoni, la loro evoluzione fino al Fiano coltivato a circa 550 metri di quota nel comune di Stio, vinificato esclusivamente in acciaio.
Albergatore e a capo di un’azienda, San Salvatore, che vanta già un nutrito palmares di prestigiosi riconoscimenti, punta proprio con i suoi vini a diventare il vessillo di tutto il territorio cilentano. Non per altro, al Fiano bianco Pian di Stio è stato riconosciuto i Tre Bicchieri ed inserito nella guida Vini d’Italia 2022. “È il nostro bianco di punta, il più elegante, quello che meglio rappresenta il territorio con i suoi sapori ed i suoi profumi e più si avvicina ai suoi omologhi irpini ai quali non ha nulla da invidiare”, dice Pagano. Il Fiano Tre Bicchieri è presente alla masterclass del Wine Fest di Paestum, la rassegna di settore organizzata da Angelo Zarra, ceo di Divini Assaggi, e Luca Gardini di The Wine Killer. “Sono albergatore, ristoratore, vignaiolo, allevatore di bufale. Faccio le cose con passione, con una visione di futuro che mi aiuta a lasciare alle spalle questi tempi difficili”, commenta Pagano. “I tedeschi mi hanno insegnato che tante piccole e sottili differenze fanno la differenza. E se a questo aggiungi l’amore e la passione ottiene la qualità”. È quello che ha da sempre perseguito Pagano, nato come albergatore-ristoratore e adesso imprenditore vignaiolo e caseario con il pallino per le bufale. Al punto di acquistarne cinquecento per la sua azienda agricola al fine di ricavarne prodotti da latte. “Diversificando così le attività con prodotti di eccellenza che dovranno diventare gli ambasciatori della nostra terra cilentana nel mondo”, dice Pagano. “Quando ho investito ed acquistato le vigne mi sono preoccupato innanzitutto dell’humus, delle condizioni del territorio e del clima. Mi sono affidato ad esperti dell’università della Tuscia. Così è stato per gli altri segmenti della mia attività imprenditoriale. L’obiettivo è procedere insieme con la natura, non contro. Le parlo, convinti che questa terra è avara solo con chi non le parla e con chi non l’ascolta”. Un concetto che consente oggi all’azienda di Pagano di essere la bandiera del Cilento nel mondo.
Eduardo Cagnazzi