...Una figura familiare per le strade della città era quella, dell'"acquavitaro". In un lungo grembiale blu se ne stava accanto a un tavolo costruito apposta per sorreggere conficcati in una specie di reticolato dei lunghi bicchieri. L'acqua era in un vasto orcio di terracotta. Con una destrezza sorprendente aveva modo, bilanciandosi su up ginocchio, di riempire i bicchieri uno ad uno, senza mai versarne una goccia. Da una storta schizzava due o tre gettí di "zambù" e la bibita era pronta. Il tavolo era dipinto a vivi colori con decorazioni di rame e un mazzo di fiori di stagione. I palermitani non erano gran bevitori, ed era raro vedere un ubriaco per la strada, però, specie in tempo d'estate, erano grandi consumatori di limonate, aranciate, latte di mandorla e semplicemente acqua e "zambù", che è un derivato dell'anice...
Tratto da "Estati felici" di Fulco Santostefano della Cerda, Duca di Verdura